Abbiamo già parlato di come il Data Storytelling stia prendendo sempre più piede, e di come all’analisi dei dati sia necessario affiancare la narrazione per raccontare storie. Partendo da un interessante whitepaper di Tableau, abbiamo cercato di capire meglio come si struttura un racconto attraverso i dati e come la narrazione sia fondamentale. Ma partiamo subito da una domanda: perché gli uomini raccontano storie?

Perché raccontiamo storie

Se solo pensiamo ai miti greci oppure alla Bibbia, possiamo capire come buona parte della nostra cultura e della nostra civiltà sia fatta di storie.
Attraverso il racconto l’uomo ha sempre provato a darsi una spiegazione del mondo, e tramandando le storie ha costruito la memoria e anche i percorsi che l’hanno condotto a oggi.
Il nostro cervello è strutturato per raccogliere e seguire le storie. Basta pensare a quanto un aneddoto o un esempio siano efficaci per semplificare la comprensione. Del resto, non è un caso che anche Gesù si affidasse alle parabole per spiegare i concetti nel Vangelo!
Già dai tempi di Aristotele si è cominciato a ragionare sulla struttura delle storie, e Aristotele stesso fu il primo a definire che ogni storia aveva bisogno di un inizio, di uno svolgimento e di una fine. Sembra quasi banale oggi, considerando come sia stato approfondito il dibattito e le numerose tesi sulla costruzione dei racconti, ma ai tempi nessuno ancora aveva pensato ad analizzare come venissero create le narrazioni e possiamo considerarlo il primo e fondamentale contributo alla storia dell’analisi narrativa.

Le storie consentono alla nostra mente di comprendere i nessi causali tra gli avvenimenti, a ripercorrere la creazione di un evento, e anche ad astrarre da un esempio pratico una serie di insegnamenti universali. Per avere una buona storia è però necessario che ci sia una coerenza narrativa interna, e che quello che viene raccontato sia vero o quantomeno verosimile e plausibile. Anche all’interno di un racconto di fantascienza, ad esempio, nonostante l’ambientazione fantastica occorre che ci sia una coerenza di tempo, spazio e personaggi.

Grazie ai dati e alla relativa facilità con cui è possibile estrarli oggi, possiamo dare maggiore forza alle nostre narrazioni riuscendo a poggiare il discorso su solide basi. Ma al tempo stesso è necessario fare il percorso inverso, ovvero raccontare i dati usando la narrazione per riuscire a farci comprendere meglio.
Vediamo un esempio concreto.

John Snow e la mappa del colera

Nel 1854 Londra fu colpita da una violenta ondata di colera. In quel periodo operava un epidemiologo di nome John Snow, che aveva avuto un’intuizione su come fosse possibile capire da dove veniva la malattia e prendere le contromosse per sconfiggerla.
Doveva però validare la sua idea e soprattutto sottoporla in maniera convincente al governo della città.
Invece che portare soltanto un racconto oppure un’ipotesi, raccolse i dati su dove si erano verificate le morti per colera, e li riportò su una mappa di Londra. Grazie alla visualizzazione di quei dati, è stato possibile vedere in maniera chiara dove fosse la fonte del contagio: una pompa di distribuzione dell’acqua infetta in una zona senza sistema fognario. Fu così possibile prendere dei provvedimenti per sistemare la situazione.
John Snow ha inventato un modo di raccontare storie basandosi sulla visualizzazione dei dati. Senza l’ausilio della mappa, sarebbe stato molto più difficile dimostrare la propria tesi.
Possiamo trarre anche noi alcune interessanti conclusioni da questa storia.

3 insegnamenti

Capire meglio cosa accade

Utilizzare immagini e storie per comprendere i dati ci consente di fare due operazioni, una rivolta verso noi stessi e una rivolta verso gli altri.
Noi stessi possiamo riuscire a semplificare quello che abbiamo tramite degli ausili visivi, e possiamo trarre delle conclusioni che semplicemente guardando i dati grezzi non saremmo riusciti ad avere.
Senza l’utilizzo della mappa, John Snow avrebbe avuto soltanto dei dati di decessi a Londra, ma non avrebbe potuto metterli in relazione così facilmente. Mettendoli assieme in una visualizzazione, ha potuto più facilmente verificare le proprie teorie e darsi una spiegazione plausibile di quello che stava succedendo.
La visualizzazione quindi, che sia fatta su carta oppure oggi con strumenti molto più sofisticati come ad esempio Tableau o PowerBI, due tra i software più utilizzati per la analisi e la visualizzazione dei dati, ci consente di vedere meglio e in maniera immediata quello che sta succedendo e agire di conseguenza.

Spiegare agli altri in maniera convincente

Anche nella comunicazione con gli altri, riuscire a visualizzare i dati insieme permette una migliore comunicazione. La mappa dei decessi evidenziava che c’era stato qualcosa che era successo in un determinato punto, e che era lì che sarebbe stato necessario indagare. Si sono potuti concentrare gli sforzi e giungere a una soluzione.
Senza l’utilizzo della mappa visuale, riuscire a comunicare le proprie teorie e ipotesi sarebbe stato molto più complesso.

I dati aumentano la coerenza narrativa

Partendo dai dati si può costruire un racconto che abbia un inizio, uno svolgimento e una fine secondo le analisi di Aristotele. Inoltre basandoci su dei numeri oggettivi e certi possiamo dare ancora maggiore coerenza alla narrazione, poiché ogni nostro racconto poggia su dei fattori reali e concreti.
I dati e la storia si intrecciano e diventano interdipendenti, dandosi forza uno con l’altro e rendendo tutto più solido e convincente.

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Foto di fauxels da Pexels

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