Gestire una riunione è un lavoro delicato, e chi viene chiamato a farlo si può trovare di fronte ad alcune perplessità: come gestire i tempi? E come affrontare chi non ha uno spirito collaborativo?
Sono tante le incognite che possono presentarsi durante una riunione, ma per fortuna esistono anche dei metodi per fronteggiarle. L’importante è affrontarle con il giusto spirito e con una buona organizzazione.
Per semplificare, abbiamo messo assieme le 8 caratteristiche fondamentali del perfetto facilitatore, e degli esempi pratici per gestire le riunioni.
- Avere un mindset corretto
- Gestire i tempi
- Evitare le discussioni inutili
- Mantenere alto il livello di energia
- Evitare gli scontri di potere e il Groupthink
- Gestire chi crea problemi
- Dare istruzioni chiare
- Essere flessibile
Avere un mindset corretto
Chi è chiamato a facilitare una riunione non deve essere la stessa persona che risolve i problemi. Deve avere ben chiaro in mente che il suo ruolo è di aiutare gli altri a tirare fuori le idee migliori, deve assicurarsi che tutti abbiano capito bene di cosa si sta discutendo e incoraggiare le discussioni costruttive. Se il facilitatore invece pensa soltanto a sembrare la persona più intelligente nella stanza, probabilmente non ha ancora capito bene qual è il suo ruolo.
Il vero facilitatore ha il ruolo di migliorare il livello della discussione e condurre le persone a una decisione chiara e condivisa.
Gestire i tempi
Una delle difficoltà più grandi nelle riunioni è capire quanto devono durare ed evitare che si prolunghino per un tempo infinito.
Nel lavoro di facilitatore è importante riuscire a gestire i tempi, facendo in modo che le varie fasi non vadano oltre il tempo stabilito e al contempo mantenendo una certa flessibilità quando ci si accorge che il tempo a disposizione è troppo oppure troppo poco.
Evitare le discussioni inutili
Nel lavoro di gruppo è abbastanza comune che ci si avviti in discussioni inutili e infinite, volte soltanto a stabilire posizioni di potere perché nessuno è disposto a cedere l’ultima parola, oppure che ci si blocchi su particolari insignificanti o estranei all’argomento principale della riunione.
Un buon facilitatore capisce quando una discussione sta minando l’unità del gruppo e sta sottraendo energie. Ci vuole un po’ di abilità nel riconoscere queste discussioni e ancora di più nel riuscire a bloccarle in tempo, ma è certo che una volta appresa questa abilità sarà una delle armi vincenti per gestire in maniera efficace un workshop.
Mantenere alto il livello di energia
Mantenere sempre alta la concentrazione per tutto il tempo è praticamente impossibile, ed è necessario capire quando è il momento di passare a un altro argomento oppure fermarsi per non caricare eccessivamente i partecipanti.
Quando l’energia cala, ne risente anche la qualità della discussione e delle decisioni. Un buon facilitatore conosce quanto le pause siano importanti per fare un buon lavoro e sa bilanciare i momenti di altissima tensione e quelli di relax.
Evitare gli scontri di potere e il Groupthink
Per quanto si possa stare attenti, in una discussione ci sarà sempre qualcuno che alzerà di più la voce per farsi sentire e per orientare il pensiero di tutti. Come fare per evitarlo?
Visto che tutti devono esprimere la loro opinione per trovare l’idea più adatta, e che nessuno deve sentirsi schiacciato dal ruolo degli altri, è possibile utilizzare degli strumenti che annullino gli scontri aperti di potere.
Uno dei metodi per evitarli è consentire a tutti di scrivere le proprie idee singolarmente invece di esporle oralmente di fronte agli altri. Metterle su carta, anonimamente, riduce di molto il timore di essere contraddetti.
Un altro metodo è il procedere alla valutazione delle idee con il metodo “Una persona, un voto”. Tutti scrivono la propria idea su un foglio o su un post-it, e tutti possono votare le idee degli altri anche in maniera anonima. Alla fine, le idee più votate saranno quelle da discutere.
Gestire chi crea problemi
Siamo umani, e sappiamo bene che prima o poi ci sarà in qualche riunione una persona che non ne vorrà proprio sapere di partecipare alla discussione in maniera costruttiva e si impegnerà per far fallire il progetto. Può essere spinto da centinaia di motivi, ma non è ammissibile che per colpa di una persona tutto il gruppo venga penalizzato.
Il facilitatore deve fare in modo che l’energia negativa di chi crea problemi si trasformi in energia positiva oppure venga annullata, e per farlo può usare alcune accortezze:
- Assegna alla persona che crea problemi delle azioni concrete da fare, in modo da impegnarla e farla sentire utile. Ad esempio stendendo il verbale della riunione, oppure facendole gestire il materiale. Questo darà loro importanza e ne disinnescherà la carica negativa;
- In caso non dovesse funzionare, e ad esempio continuasse a porre domande volte solo a far saltare la discussione, è possibile rispondere con una domanda come ad esempio: “Potresti spiegare meglio cosa intendi?” oppure “Potresti farmi un esempio?”. In questo modo si può scoprire che anche dalle critiche più negative può nascere un contributo alla discussione;
- Solo in caso le prime due opzioni non funzionassero, affronta direttamente la questione ma in separata sede, chiedendo il perché di questo atteggiamento, spiegando perché in questo modo rischia di far fallire tutto e, se proprio non funzionasse, invitando la persona in questione a non partecipare alla riunione. Ma ci auguriamo non debba mai arrivare a questo punto!
Dare istruzioni chiare
Paradossalmente, questa è una delle parti più difficili e pericolose. Spiegare come deve essere svolto un esercizio ad esempio può essere un’impresa complicata, soprattutto perché quello che per noi è evidente non sempre lo è anche per gli altri. Bisogna sapere spiegare agli altri esattamente il Perché, il Cosa e il Come.
Per farlo in maniera adeguata servirà un po’ di pratica e parecchio ascolto delle domande altrui, per evitare che il lavoro parta senza che tutti sappiano esattamente cosa fare.
Dover rispiegare per 3 volte un esercizio o peggio ancora farlo rifare perché non è stato svolto nella maniera corretta può far saltare anche il lavoro di gruppo meglio strutturato.
Flessibilità
Infine, poiché ogni persona e ogni situazione è diversa, bisogna essere in grado di adattarsi rapidamente alle circostanze, cambiando se necessario quello che avevamo in mente all’inizio della riunione.
Può darsi che un argomento non riesca ad essere affrontato in tempo, può darsi che qualcuno manchi a una riunione, può darsi che il proiettore non funzioni. Sapersi adattare e riuscire a gestire ogni situazione è un’abilità fondamentale di chi si accinge a facilitare il lavoro altrui.
Gestire le riunioni è un lavoro complesso, ed è necessario avere gli strumenti necessari per farlo. Unendo l’analisi dei dati e le tecniche di facilitazione, in Strike abbiamo elaborato un nostro metodo, i workshop, che ti consentirà di avere riunioni rapide, efficaci e che portano a risultati concreti.
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